Attilio Pavin nasce a Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) il 6/12/1945. E’ stato fotografo professionista in Vicenza dal 1972. Intraprende contestualmente una sua ricerca artistica. Nel 1987 esponendo alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara Palazzo Dei Diamanti, inizia una intensa serie di rassegne personali.


Mostre

  • 1987, Ferrara “Attilio Pavin”, Palazzo Diamanti Galleria Civica d’Arte moderna
  • 1988, Vicenza, Chiostri di Santa Corona
  • 1988, Milano, Centro Filologico
  • 1988, Bari, Expo Arte e Fotografia
  • 1989, Torino, Biennale della Fotografia
  • 1990, Vicenza, “The Wall Berlino”, Chiesa di San Giacomo
  • 1992, Milano, Galleria Il Diaframma
  • 1993, Milano, Galleria “Arte 92”
  • 2003, Padova, “Street-Jazz”, Galleria Sottopasso della Stua
  • 2004, Vicenza, “Street Jazz”, LaMec Basilica Palladiana
  • 2004, Orvieto, “Street Jazz”, Palazzo dei Sette
  • 2005, Quinto Vicentino (Vi), “New York”, Villa Thiene
  • 2007, Brescia, Museo Nazionale della Fotografia
  • 2012, Venezia, “40 anni di fotografia”, S.a.L.E. docks
  • 2012, Vicenza,  ViArt
  • 2014, Vicenza,”The Wall Berlino” Palazzo Cordellina
  • 2015  China, 16 th China International Photographic Art Exhibition
  • Nel 1990 pubblica il libro “You can see infinity” sul muro di Berlino.
 Alcune sue opere fanno parte della collezione del Museo Niepcephore a Niepce de Chalon-sur-Saône (Francia), del Museo della Fotografia Italiana a Bergamo e del Museo Nazionale della Fotografia a Brescia.

Nel 1999 l’opera completa “Il Muro di Berlino” è stata acquisita dal Centro Studi Archivio e della Comunicazione divenendo parte della Collezione dell’archivio Nazionale alla Certosa di Parma.

Hanno scritto di lui: Lanfranco Colombo, Enrica Volpi, Laura Volpi e Paola Giaretta.


Pubblicazioni


Referenze

Attilio Pavin. Dal 1970 ad oggi

Pittura o fotografia? Non c’è risposta al dilemma.

E’ la prima domanda che ci si pone dinnanzi alla opere di A. Pavin. I momenti della sua ricerca si ispirano all’esperienza della pittura moderna e attraversano inizialmente alcune fasi: la composizione, la forma, la materia, il colore e la luce. Degli anni settanta sono le prime sperimentazioni “off-camera”, il bianco e nero, la ricerca di equilibri compositivi, il reale con le sue suggestioni espressive. Negli anni ottanta e novanta Pavin osserva la città, o meglio i luoghi dell’esistenza. I segni lasciati sono storia, ogni traccia “sublimata” dalla fotografia diviene un documento (i muri d’Irlanda e di Berlino) e un invito a non subire ciò che ci sta accanto, con l’indifferenza di chi passa e va, ma ad essere dei  protagonisti. Il colore appare presto come elemento espressivo dominante; è il segno della vita che ci fluisce attorno, di ciò che di essa rimane, un documento. E’ espressione dell’esistenza dell’uomo, un segno colto dai “muri”, nelle forme e nella vita della città, con tutto il suo dinamismo. Il colore qualifica l’esistenza dell’uomo e nelle opere di Pavin ci rimanda a tonalità positive ove le tensioni si risolvono presto nel fluire gioioso dell’esistenza. Una giostra di colori è l’immagine più viva di una realtà indagata, trasfigurata e interiorizzata. La perfezione del tecnicismo fotografico di A. Pavin appare superata nella sua più recente ricerca: Street Jazz, New York. La fotografia istantanea è lo strumento che gli consente di sovrapporre sensazioni ed emozioni forti, suoni e rumori alla realtà, nell’attimo in cui l’immagine si sta formando ed emerge. Il risultato è sorprendente, le immagini catturate vibrano nel nostro animo rimandandoci alle percezioni più sottili e complesse del nostro inconscio. “La grandezza della fotografia è nella sua enorme possibilità di dilatazione della capacità fisica e mentale dell’uomo di vedere e quindi di conoscere” P. Giaretta – Percorsi di A. Pavin Street Jazz  2003. Se mi è consentito, vorrei aggiungere “e sentire”.

Enrica Volpi


SCRIVERE CON LA LUCE SENZA MACCHINA FOTOGRAFICA

ATTILIO PAVIN oltre ad avere nel suo curriculum decine di mostre, premi e riconoscimenti internazionali per il suo percorso fotografico di ricerca, ha sviluppato sin dall’inizio della sua carriera una particolare attenzione all’insegnamento nelle scuole della fotografia ai ragazzi.

Nelle sue mostre ha sempre cercato più’ il coinvolgimento delle scuole che delle autorità amministrative, perché è proprio in quei luoghi che nasce e si sprigiona quella curiosità che fa dell’arte una continua ricerca di una lettura diversa della realtà.

La fotografia, ovvero la scrittura con la luce, rappresenta quel tocco magico che fa, per i più’ piccoli, del fotografo il mago che trasforma luce in segni davanti ad un tavolozza di carta sensibile.

L’esperienza proposta da Attilio Pavin è un percorso sensoriale ed emozionale per apprendere senza l’uso della macchina fotografica  a comporre un’immagine su carta sensibile. E’ quindi un primo approccio al mondo della fotografia che ha lo scopo di far innamorare i ragazzi a quest’arte, senza la prestesa di fornire immediatamente loro le basi per un “normale” corso di fotografia.

E’ quindi a tutti gli effetti un’educazione all’immagine che può’ suscitare l’interesse ad arrivare ad una più’ approfondita conoscenza del mondo della fotografia.

Comporre l’immagine a partire da oggetti reali e carta fotosensibile saranno i soli gli strumenti che Pavin si da per lavorare con gli alunni, una foglia secca, una rondella o una forbice verranno impresse sul materiale fotosensibile lasciandone la propria impronta e ci si abituerà a previsualizzare quindi il risultato finale.


Zoom – 02/2004

 


Magazzini del Sale – Venezia